La più antica notizia rinvenuta su Fugnano è del 1254, anno in cui si vedono censiti tra i venditori di legna del contado di San Gimignano, tre persone del Casolare di Fugnano. In questo periodo Fugnano era considerata una delle 44 ville del contado di San Gimignano. Fugnano fu quindi un casolare di antica origine e una piccola comunità degna di avere la sua piccola chiesa dedicata a San Bartolomeo. Questa chiesa, in quanto dipendente dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Cellole, era compresa nella diocesi di Volterra, sotto la quale restò fino alla fine del 1800. Sul declinare di questo secolo la chiesa fu sconsacrata.
Nel 1348 la peste si abbatté e il borgo di Fugnano rimase spopolato, molte colture furono abbandonate, alcune case restarono vuote e conseguentemente ebbe inizio il loro disfacimento. È certamente questo il periodo di maggiore decadenza, quello in cui anche gli edifici cambiarono aspetto e scomparvero certamente tutte le antiche strutture castellane. Fugnano si ridusse a un borgo quasi del tutto disabitato fino al 1475, anno in cui, dopo quasi un secolo e mezzo dalla pestilenza, andò ripopolandosi.
Intorno al 1745, il Borgo di Fugnano torna prospero di abitanti arrivando alla sua punta massima di 66 abitanti. Da allora fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Fugnano fu un borgo abitato in prevalenza da mezzadri e le terre furono riunite in una o due uniche proprietà più o meno vaste. Dopo il conflitto bellico ricominciò lo spopolamento e l’abbandono delle terre, fino a quando i poderi circostanti il borgo furono acquistati dal Commendatore Andrea Pensabene, che, lasciata la natia Sicilia, venne a ridar vita all’antico borgo e a ricostruire con rinnovate culture l’antica Fattoria di Fugnano.
Alla morte del Commendatore, nel 1997 la nipote Laura, all’età di 23 anni lasciò gli studi in legge per continuare il lavoro del nonno che tanto amava questa terra nel cuore della Toscana.
Oggi, Laura ha creato nel Borgo di Fugnano una realtà vitivinicola fortemente legata al territorio, identitaria, proiettata al futuro, che vuole farsi portavoce di una tradizione profondamente radicata in lei e in questo borgo.